Il Convegno




Nel luglio 2022, alcuni meteorologi hanno ribattezzato la più estrema delle ondate di calore con l’appellativo di “Apocalisse 4800”, in riferimento alle temperature eccezionali registrate anche in quota sulle nostre montagne e il conseguente innalzamento dello zero termico alla vetta del Monte Bianco (4800 metri). Al netto di una retorica che affonda le proprie radici in una emozionalità intimamente contraddittoria – in base a cui il soggetto umano si pone nei confronti della Natura tra «il timore e il dominio, la venerazione e il controllo» (Scaffai 2016) – è innegabile come l’attuale crisi climatica ci induca a riflettere sugli equilibri precari dell’Antropocene: l’era geologica caratterizzata dal maggior impatto dell’uomo sui sistemi della Terra (Crutzen 2002). 

Ma nell’assurgere a dominante culturale (Benedetti 2021), l’Antropocene sollecita ulteriori interrogativi circa il ruolo della letteratura e dello storytelling in senso più ampio. D’altronde, se gli esseri umani sono le uniche creature sulla Terra capaci di fare Letteratura, la pratica narrativa andrà posta sotto una nuova prospettiva di analisi, tale da dischiuderne la portata etica e, nello specifico, il ruolo svolto «in the welfare of survival and mankind» (Meeker 1972). A questo sono da aggiungersi le direttrici ermeneutiche dell’ecocritica, orientata non solo verso un’analisi testuale del rapporto uomo-Natura quale immagine culturale, ma parimenti tesa a una maggiore presa di consapevolezza su quelle che sono le questioni ecologiche (Iovino 2006), a riprova della funzione socialmente necessaria degli studi umanistici, mai come adesso chiamati a muoversi in una prospettiva inter e trans-disciplinare.